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Gouache su carta
Dimensioni: cm 43,7 x 33,9
Firma in basso a destra
Dichiarazione di autenticità di Georgette Magritte, 31 marzo 1976, Bruxelles, al retro
Provenienza
Collezione Marcel Mariën
Collezione privata, Milano
Pubblicazioni René Magritte: catalogue raisonnè, a cura di David Sylvester, pag. 133 n. 1314, vol. IV, Electa Milano, 1994René Magritte: Lausanne 19 juin-18 octobre 1987, pag. 193 n. 64, Imprimeries reunies, Lausanne 1987
Mostre
Fondation de L’Hermitage, Lausanne 19 giugno - 1° novembre 1987, etichetta al retro
Magritté a Yamaguchi, Tokyo, etichetta al retro
Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung, Munich 13 novembre 1987 - 14 febbraio 1988
Musée Préfectural, Yamaguchi 8 aprile - 15 maggio 1988
National Museum of Modern Art, Tokyo 21 maggio - 10 luglio 1988
Bibliography:
L’artista belga René Magritte è uno dei pittori del Novecento che meglio ha saputo raccontare con le immagini lo spaesamento e l’inquietudine dell’uomo moderno quando cerca di dare una spiegazione al mistero della vita. René Magritte era un pittore che non amava dipingere, tuttavia riteneva che la pittura fosse il mezzo migliore per indagare sui temi che più gli stavano a cuore, il segreto dell’esistenza umana, il mistero del funzionamento del pensiero e della percezione. Però egli sa anche che le risposte trovate non potranno mai essere esaurienti, anzi, più si cerca di dire l’ultima parola, più il mistero e l’enigma si fanno grandi. Per visualizzare questa impossibilità, Magritte crea immagini assurde, che colgono di sorpresa lo spettatore, e lo lasciano spaesato. L’immagine non è soltanto una fedele riproduzione di ciò che esiste: può essere anche un inganno, un gioco, uno scherzo. Ma non sarà invece il mondo intero a essere un grande inganno? Magritte mette davanti agli occhi degli spettatori queste domande, grazie a immagini che non sono logiche e a titoli che non servono a spiegare, ma sembrano custodire ancora meglio il senso del mistero. Dopo brevi esperienze futuriste e cubiste, nel 1925, a Parigi, insieme al suo amico P. Eluard si unì al gruppo surrealista. I surrealisti, in cerca di contatti con una realtà diversa da quella quotidiana, dipingono scene dichiaratamente irreali, che trasportano lo spettatore in mondi misteriosi e lontani, nati da sogni o da incubi. Magritte, invece, non fugge in altre dimensioni, l’assurdo per lui non abita mondi sconosciuti ma è qui, nella realtà di tutti i giorni. La sensazione che l’enigma sia presente nel quotidiano avvicina Magritte alla metafisica dell’artista italiano Giorgio De Chirico, di cui era un grande ammiratore. Scrive il pittore stesso: “Tutte queste cose ignorate che pervengono alla luce mi fanno credere che la nostra felicità dipenda anch’essa da un enigma associato all’uomo e che il nostro compito sia quello di sforzarci di conoscerlo”.