Bibliografia:
Ars Antiqua, Dott. Federico Bulgarini, Milano, 20 novembre 2012
La veduta qui analizzata raffigura uno degli scorci più rappresentativi della Venezia settecentesca: si tratta del Canal Grande da Campo San Pio, presso il Ponte di Rialto, con Palazzo Balbi in primo piano. L’opera, per quanto concerne lo scorcio urbano ricorda il medesimo soggetto raffigurato dal Canaletto in un dipinto del 1723 oggi in collezione Crespi a Milano. Lo stesso artista replicò questo tema con punti prospettici appena differenti in altre opere, evidenziando una sensibilità di luce e di colore del tutto nuova. La Regata sul Canal Grande delle Collezioni reali inglesi, eseguita intorno al 1734, raffigura il medesimo tratto della città lagunare. Diversi pittori dell’epoca, tra i quali Giuseppe Bernardino Bison (1762-1844) reinterpretarono varie vedute canalettiane secondo la loro personalità, grazie anche alla serie di acqueforti con le quali Antonio Visentini, già nel 1735, divulgò e rese celebri tali immagini.
Proprio alla produzione vedutistica del Bison può essere accostata l’opera qui presa in esame, realizzata probabilmente a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo. L’artista, dato il gran successo ottenuto dalle sue opere da cavalletto, replicò più volte medesimi soggetti, come nel caso di questa composizione. Si conoscono almeno due altre versioni dello stesso scorcio del Canal Grande passate sul mercato nazionale ed internazionale. Quasi delle stesse misure, oltre che delle medesime caratteristiche stilistiche, risulta la Veduta del Canal Grande da Palazzo Balbi posta all’incanto da Sotheby’s a New York nel 2009, lotto 228, misure cm 47x74. Analogo lo splendore dei colori, la lucentezza della materia, l’analisi topografica degli edifici, i movimenti delle figurette. Una più piccola Veduta del Canal Grande, cm 25x34, associata ad una Veduta del bacino di San Marco, in asta presso Porro a Milano nel 2007, testimonia come ancora una volta il Bison fosse ritornato sul medesimo squarcio lagunare, questa volta con toni atmosferici leggermente più romantici e meno canalettiani.
Il dipinto qui esaminato, eseguito tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, come evidente dall’analisi della materia pittorica, va pertanto messo in stretta relazione con quello di New York. La veduta evidenzia una minuziosa analisi del tessuto urbano di cui gli edifici, con le loro facciate gotiche e rinascimentali, ne costituiscono l’articolazione: loggiati, balconate, archi, timpani, colonne, lesene e finestre si susseguono sino sullo sfondo. La visione prospettica acuisce la profondità spaziale, grazie anche al senso atmosferico capace di rendere vibrante il tessuto pittorico. Con mirabile fluidità, quasi seguendo il lento corso dell’acqua, l’artista trapassa senza soluzione di continuità dalle tonalità azzurrate e smeraldate dei primi piani a quelle più scure e sfumate dello sfondo. La luce, alta e chiara come tipico del Settecento e dell’epoca illuminista, riverbera sulle facciate dei palazzi, riflette sulla superficie del canale, illumina i personaggi dislocati sulle gondole e sui balconi. Le figure, vivaci macchiette di colore, illustrano il quotidiano scorrere della vita veneziana settecentesca sulle gondole in movimento, narrando la consuetudine dei trasporti sino a quella dei commerci sull’acqua.
Bison in questa veduta evidenziò le sue caratteristiche stilistiche e tematiche sia nel fondale urbano, retaggio delle precedenti esperienze di scenografo, sia nelle scene di genere animate da numerose figurette lungo il canale, ove si manifesta altresì la componente giocosa ed il piglio caricaturale che anima la sua pittura. La vena coloristica, evidente nei costumi dell’epoca delle figure stilizzate, rese con movimenti liberi e larghi, così come la compattezza materica della pennellata confermano l’attribuzione dell’opera all’artista nativo di Palmanova.